Recupero e utilizzo degli Spazi e Immobili Pubblici a Porto Recanati

Maggio 21, 2009
Buona sera a tutti e benvenuti alla conferenza organizzata dal movimento politico “La Sinistra” di Porto Recanati sul tema del recupero e utilizzo degli spazi e immobili pubblici a Porto Recanati. L’iniziativa si inserisce nel programma di incontri pubblici con la cittadinanza sui temi principali che caratterizzeranno la campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative di giugno. Dopo l’appuntamento scorso sul tema del bilancio, questa sera parleremo del tema di come valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico a Porto Recanati attraverso il recupero ed utilizzo o eventualmente il riutilizzo rispetto all’attuale destinazione. Chiaramente la presente relazione non ha alcuna pretesa di completezza e di particolarità in quanto il suo contenuto rimanda a idee e proposte aperte a qualsiasi suggerimento sia da parte dei convenuti che dell’intera cittadinanza. La presente relazione insieme alle altre che verranno presentate successivamente, saranno riportate sul giornalino del movimento “Porto Recanati News” di prossima pubblicazione.
Come dicevo, le idee e le proposte che verranno presentate sono suscettibili di qualsiasi suggerimento e sono completamente a disposizione del tavolo programmatico del centro sinistra, come indirizzo su cui ragionare in comune. Lo spirito che ha suggerito le nostre proposte si basa sulla necessità di riportare l’interesse pubblico al centro dell’attività amministrativa di Porto Recanati come non è stato fatto nelle ultime consiliature. Riprendendo le parole del candidato sindaco per il centro sinistra, Lorenzo Riccetti, la peculiarità della campagna elettorale del centro sinistra deve essere improntata alla “trasparenza e partecipazione attiva della cittadinanza alla vita pubblica” non solo per recuperare il non voto delle ultime amministrative, ma anche per riappropriarsi della vita politica, sociale ed economica di Porto Recanati.
Questo riappropriarsi non può prescindere dal “recupero” della cosa pubblica che non è fatta solo di spazi politici ma anche di spazi fisici, luoghi di incontro ed aggregazione oltre che di confronto civile e democratico, con la giusta considerazione e rispetto anche per le minoranze e le opposizioni in un nuovo, per Porto Recanati, paradigma di esercizio della democrazia, lontano dall’intimidazione e minacce rivolte alle minoranze dall’avversario politico. Questo, secondo noi, fa parte di quella mentalità innovativa politica e programmatica di cui parla Lorenzo Riccetti nell’intervista pubblicata su un quotidiano locale in data 22 marzo scorso.

Fatte queste debite considerazioni, procederemo con il seguente metodo di lavoro:

  • Individuazione dell’immobile
  • Attuale uso e stato
  • Proposte ed idee per un recupero e/o riutilizzo
  • Fattibilità tecnica della proposta

Gli Immobili presi in considerazione nell’analisi, che rientrano in quello che possiamo definire “Polo Culturale”, sono:

  • Castello Svevo
  • Cinema Kursaal
  • Pescheria
  • Auditorium Scuola Media
  • Scuola Diaz


CASTELLO SVEVO

  • Attualmente il Castello Svevo ospita la Pinacoteca e la Biblioteca che il Magnifico Rettore Moroni ha donato alla cittadinanza portorecanatese. L’Arena Beniamino Gigli, viene utilizzata per gli spettacoli estivi. Tenuto conto del buono stato conservativo della struttura storica, è possibile ragionare su una sua valorizzazione sia in termini turistici che di disponibilità.
  • Per una completa valorizzazione della struttura storica si suggerisce l’istituzione di un museo archeologico che sappia integrarsi quanto più possibile in un percorso storico culturale innovativo, con la già presente Pinacoteca. Il museo si svilupperebbe su due piani, e valorizzerebbe oltre alla collezione notevole del Moroni, anche il sito archeologico di Potentia, con la disponibilità e l’accessibilità al pubblico del numeroso corredo di reperti e suppellettili rinvenuti nell’area dell’antica città romana. Da ricordare che attualmente i reperti sono conservati al Museo Storico delle Marche, il Palazzo Ferretti di Ancona, ma non sono visibili al pubblico. Inoltre il museo può essere arricchito con la possibilità di utilizzare la torre dell’orologio sia per un percorso tematico, ad esempio sulla vita di Biagio Biagetti, sia sulla possibilità di goderne del panorama.
  • La fattibilità tecnica ed economica non comporterebbe un esborso particolarmente oneroso per il Comune di Porto Recanati vista sia la qualità e lo stato dell’immobile, sia la necessaria compartecipazione locale, regionale e ministeriale al progetto di istituzione di un più ampio museo storico – archeologico del Comune di Porto Recanati.


CINEMA KURSAAL

  • Attualmente il Cinema Kursaal è stato ammodernato dal privato che ne gestisce la sala. L’edificio esterno necessita di interventi di restauro anche se la struttura si presenta sostanzialmente integra. Tenuto conto del buono stato conservativo dell’immobile è lecito pensare ad un suo utilizzo più completo.
  • Per una riqualificazione del Cinema Teatro Kursaal, in accordo con il privato, è possibile istituire un calendario di proposte di spettacoli teatrali di cartello di valenza sia nazionale che locale, valorizzando le compagnie teatrali della zona che certamente non mancano. Questo non solo restituirebbe alla comunità il Teatro che manca, ma permetterebbe un uso ottimale della struttura. Per completare il progetto di rilancio, è necessario sfruttare i locali dietro, fronte mare e davanti, fronte piazza, con esercizi commerciali e strutture ricettive che possono avvalersi dell’incantevole panorama della balconata al primo piano, fronte mare. Soprattutto d’estate diventerebbe polo di aggregazione non solo culturale, ma anche punto di riferimento per un turismo di eccellenza.
  • La fattibilità tecnica ed economica è legata alla compartecipazione del privato che finanzierebbe il rilancio della struttura, con l’ammodernamento e l’adeguamento degli spazi lasciati liberi dalla polizia municipale, restituendo alla cittadinanza un immobile strategico per il rilancio del turismo con il ricco percorso storico – culturale – museale – teatrale della principale piazza del paese, fatto con la combinazione Castello Svevo e Cineteatro Kursaal, vera cartolina di benvenuto del Comune di Porto Recanati ai turisti e non solo.


PESCHERIA

  • La Pescheria, essendo di recente costruzione, si presenta strutturalmente integra e di fatto immediatamente utilizzabile.
  • Ex Mercato Ittico, ospita oggi la Capitaneria di Porto, un esercizio commerciale per la vendita al dettaglio dei prodotti ittici, magazzini per confezionamento del pescato e sale a disposizione delle associazioni pescatori. Un uso ottimale della struttura, vista anche la posizione facilmente raggiungibile e usufruibile per gli ampi parcheggi circostanti, suggerisce l’idea di istituirci il “Museo del mare” e di tutte le “Arti Artigiane e dei Mestieri”. Inoltre può essere prevista la disponibilità a seconda delle esigenze, di una sala conferenze che sopperisca alla sopravvenuta indisponibilità della Sala Biagetti, utilizzata per il nuovo Museo Archeologico. Il riutilizzo integrale di questa struttura altrimenti periferica e sotto – utilizzata, valorizzerebbe il tessuto urbano a nord del paese, con la sistemazione, non ancora ultimata da parte dell’Immobiliare Zeus, della viabilità in direzione Scossicci per via del sottopasso di Via del Sole, decongestionando il traffico in entrata e uscita da nord sulle due direttrici, Via del Sole e Via Brodolini.
  • La fattibilità tecnica non comporta alcun impegno particolare se non lo studio della ri – allocazione degli spazi. La fattibilità economica si basa su un esborso importante per l’Amministrazione, visto che si tratta di un intervento su un’ampia superficie che va dalla ferrovia fino al mare, ed è lecito pensare che il progetto venga sviluppato con un piano pluriennale di investimenti. L’obiettivo di un pieno recupero urbanistico attraverso una “cerniera accessibile”, tra il tradizionale quartiere “Castelnuovo” e i nuovi quartieri “Scossicci – Del Sole”, di fatto diventa per noi, una priorità per una razionale politica di investimenti delle future amministrazioni. In tal senso va considerato essenziale al progetto di riqualificazione urbana, il legame coerente tra gli spazi pubblici e l’accessibilità ad essi. Questo si ottiene con un’adeguata viabilità ed un’effettiva disponibilità delle aree. Pur trattandosi di interventi impegnativi e con budget elevati, tale progetto riporterebbe la giusta attenzione su un quartiere storico della città, dotato di grandi potenzialità non ancora interamente sfruttate.
  • Integrando in misura ottimale l’enorme mole del nuovo costruito (area Immobiliare Zeus) con il tessuto urbano circostante già esistente, verrebbero sanate oltre alle evidenti carenze urbanistiche anche una mole ingente di illegalità perenti poste in essere con disinvolta continuità dalle amministrazioni succedutesi dalla fine degli anni 90 ad oggi. Intendiamo riferirci alla mancata attuazione del dispositivo della lottizzazione convenzionata approvato fin dal maggio del 1989, secondo il quale: a) il capannone Nervi e le aree su cui esso insiste dovevano essere ceduti al Comune onde realizzarvi le strutture necessarie all’intera area portuale prevista nella zona, in funzione della quale per altro l’intera previsione urbanistica del comparto era stata a suo tempo adottata; b) dovevano essere realizzate a propria cura e spese dal lottizzante le opere di urbanizzazione, tra le quali appunto un collegamento viario importante tra l’area portuale e l’entroterra in ogni direzione, la mancata attuazione delle quali ha costituito illegittimo pretesto per la serie infinita di proroghe di validità della lottizzazione concesse al lottizzante, onde permettergli, con varianti apposite adottate “à la carte” dalla Pubblica Amministrazione di spuntare quote di ulteriore volumetria realizzabile, nonostante la recente “dichiarazione di conformità” della variante generale al PRG di Porto Recanati in adeguamento al PTC abbia definitivamente escluso nell’area ogni possibilità di ulteriore edificazione. Diciamo “proroghe illegittime” perché le condizioni contenute nel testo della lottizzazione fin dal lontano 1989, condizioni mai per altro modificate, sottoscritte liberamente dalle parti, prevedevano che, a seguito della mancata realizzazione delle opere a carico del lottizzante entro il periodo di validità della convenzione, sarebbe subentrato con potere di surroga il Comune, dando loro attuazione con l’impiego della fideiussione a garanzia accesa per lo scopo dal Lottizzante a favore del Comune e ciò, in assenza di qualsiasi evidente motivazione, “non è stato mai fatto”; sarebbe ormai ora di porre fine a questa disdicevole commedia.


AUDITORIUM SCUOLA MEDIA “E. MEDI”

  • Stiamo parlando di una struttura sostanzialmente nuova e inutilizzata.
  • Mantenendo l’attuale destinazione d’uso, si rende assolutamente necessario sviluppare i collegamenti e soprattutto l’accessibilità della struttura ad un pubblico il più ampio possibile. Data la cronica mancanza di parcheggi nelle immediate vicinanze, il lavoro di “riqualificazione” della struttura non passa per la struttura stessa, ma porta ad individuare ogni possibile “aggancio” dell’Auditorium ad una razionale viabilità ed accessibilità. L’unica soluzione possibile considera l’utilizzo di un parcheggio di ampie dimensioni nella zona di recente lottizzazione non ancora ultimata, delle “Torri di Avvistamento”. Nella zona adibita a parco, è prevedibile la costruzione di un parcheggio interrato, non sotterraneo, che permetta di mantenere l’aspetto gradevole di un arredo urbano in superficie fatto di parchi e spazi da destinare al pubblico. La distanza comunque minima di un centinaio di metri, permetterebbe lo sfruttamento consono di un’immobile pubblico dall’eccellente struttura e funzionalità, restituendo al Comune di Porto Recanati, uno spazio per convegni e conferenze di alto livello.
  • La fattibilità tecnica ed economica del progetto non comporta alcun impegno particolare per l’Amministrazione Comunale se non per quanto riguarda il parcheggio interrato. In tal senso è auspicabile un concorso del privato nella realizzazione della struttura. Il parcheggio costituirebbe altresì una notevole “valvola di sfogo” per le esigenze del traffico in entrata da sud.


SCUOLA DIAZ CORSO MATTEOTTI

  • L’immobile strutturalmente non presenta particolari problemi anche se, almeno nell’edificio principale, richiede interventi di messa a norma degli impianti. Il comparto di cui la struttura fa parte, possiede caratteristiche tali da suggerirne almeno due ipotesi di ri – utilizzo.
  • 1^ Ipotesi: l’opera di ristrutturazione che assumerà un senso definitivo soltanto con la futura ri – sistemazione dell’edificio principale, in passato usato come plesso scolastico, si presta ad un utilizzo molteplice. Al piano terra dell’edificio, la destinazione più immediata è data dal trasferimento su esso e dal successivo ampliamento della Biblioteca Comunale, con una probabile destinazione di alcuni spazi a video e ludoteca tramite le ultime tecnologie in fatto di multimedialità. Al piano di sopra, verrebbero trasferite le strutture del Centro Giovanile, dell’Informagiovani, della Banda Musicale e di tutte le Associazioni culturali e non, già riconosciute dal Comune di Porto Recanati, comprese le sedi per i gruppi consiliari. Ma data la posizione privilegiata, questa struttura complessa può essere valorizzata pienamente solo attraverso lo sfruttamento integrale e funzionale di tutti gli spazi attorno all’edificio principale. Il cortile interno, adeguatamente pavimentato, si offrirebbe ottimamente per l’utilizzo a parco di quartiere, accessibile da ogni lato e con elementi di arredo urbano progettati in modo da poter essere usati sia in maniera tradizionale sia come spunti per giochi non organizzati. Gli spazi destinati alle attività sportive e servizi, verrebbero recuperati con la creazione di un unico grande immobile di carattere commerciale, fatto di gallerie e negozi, in modo da creare una sorta di “centro commerciale nel centro storico”, accessibile e fruibile in modo razionale con la contestuale costruzione di un parcheggio sotterraneo che insista in tutta l’area attorno all’ex edificio scolastico, con rampe di accesso sul lato nord e di uscita sul lato est della struttura. 2^ Ipotesi: mentre la prima ipotesi contempla un intervento integrativo con ristrutturazione conservativa dell’esistente, in questa seconda ipotesi proponiamo un intervento “integralmente sostitutivo” dell’attuale stato urbanistico del comparto, da attuarsi mediante lo strumento dell’”accordo di programma”. Si tratta cioè di intervenire su tutto l’isolato ad eccezione ovviamente degli immobili di proprietà privata siti sull’angolo sud-est di esso (a meno che, ma questa ha il mero valore di ipotesi di lavoro, non si ottenga da apposita trattativa con i proprietari la possibilità di disporre della loro proprietà). Esecutivamente si tratta di: recintare l’intero isolato per tutta la durata del cantiere (3 – 4 anni); demolire tutto il complesso di edifici ivi esistenti; procedere ad uno scavo di profondità tale da consentire la realizzazione di un piano interrato (eventualmente in relazione alle possibilità tecniche anche due) da destinarsi a parcheggio custodito; costruire poi un piano terra (ad esclusione di un chiostro interno per luci tecniche da destinare a galleria coperta a quota solaio sul PT) da destinare ad attività commerciali; realizzare quindi due piani sovrastanti, da destinare ai fini già elencati nella prima ipotesi.
  • Chiaramente il recupero funzionale e strutturale dell’intero complesso Scuola Diaz, non può essere sostenuto dalle casse comunali utilizzando i tradizionali mezzi di finanziamento, neanche in un ottica di progetto pluriennale. L’unico modo per finanziare il recupero dell’edificio principale e dell’area cortile nella prima ipotesi, è quello di stipulare un accordo di programma con un privato che si accolli l’onere dell’intero recupero urbano e strutturale con in cambio la cessione dell’edificio destinato a “centro commerciale nel centro storico” e l’uso pluriennale ma non la proprietà, del parcheggio sotterraneo. Nella 2° ipotesi non cambiano i criteri di finanziamento salvo il fatto che si opererebbe su quantità di mezzi finanziari notevolmente superiori. Altra differenza tra le due ipotesi è che il traffico veicolare da e per, nel primo caso resterebbe soddisfatto dalle vie Gardini e Bramante, mentre nel 2° dovrebbe prevedere una uscita sul Corso in diretto collegamento con il cavalcavia, in considerazione del notevolmente maggiore volume di traffico.

ANDREA BIANCHI candidato alle comunali con la lista “nuova generazione” e alle elezioni provinciali del 6 e 7 giugno 2009

Maggio 21, 2009

Andrea Bianchi

Mi chiamo Andrea Bianchi e sono nato a Loreto il 25/05/1974 dove attualmente risiedo. Sono sposato con Rosanna e ho avuto come costante nella vita sia formativa che lavorativa, l’obiettivo di avere la possibilità di acquisire una continua esperienza a contatto con gli altri nell’ottica del raggiungimento di un obiettivo comune.

Come laureato in Economia e Commercio, risulta evidente la mia sensibilità per tutto ciò che concerne la dinamica dell’attività aziendale in tutte le sue manifestazioni. L’esperienza lavorativa in ambito pubblico oltre al Master di II° livello, sull’Innovazione nella Pubblica Amministrazione, hanno reso coerente la scelta professionale.
Attualmente sono impiegato a tempo indeterminato in un Ente Pubblico Locale, dove mi occupo di amministrazione e contabilità. Ho sempre avvertito la necessità di una Pubblica Amministrazione presente ed efficiente che sappia garantire i servizi di cui abbisogna la collettività. Sensibile alle tematiche di integrazione delle disabilità, nutro una particolare attenzione verso la sostenibilità e la continuità di uno sviluppo economico e sociale largamente diffuso che non crei divisione ed emarginazione bensì adeguate e paritetiche opportunità di integrazione e crescita individuale per attitudini e competenze.
Consapevole dell’attualità delle tematiche relative all’inserimento lavorativo sia degli inoccupati che dei disoccupati fin dai tempi dell’Università, tema della propria tesi di laurea “Politiche attive del lavoro”, rimarca l’importanza di un nuovo patto sociale tra generazioni che sia improntato alla concertazione tra tutte le parti sociali e istituzionali coinvolti.
Cresciuto nei valori della sinistra, ha trovato nell’esperienza politica a livello amministrativo locale della lista “Nuova Generazione” che appoggia Montali Massimo come candidato sindaco, una naturale collocazione e identità, forte dell’entusiasmo dei tanti ragazzi e ragazze giovani coinvolti che seppur con poca esperienza, si fanno portatori di quel cambiamento vero tanto propagandato da altri ma poi nelle scelte concrete disatteso.
Ho avuto da ragazzo, una concreta esperienza lavorativa di Guida e Promozione turistica per il Comune di Porto Recanati. Questa esperienza di carattere culturale non solo mi ha permesso di relazionarmi con le esigenze dei turisti e non solo, ma ha anche permesso di scoprire le innumerevoli potenzialità di una località apprezzata per l’ospitalità della gente, la gentilezza del clima e la bontà della cucina tipica locale, nella cornice culturale, storica, religiosa e paesaggistica di rara bellezza.
Bianchi Andrea

L’ immagine del capo allo specchio

aprile 27, 2009
27 aprile 2009

Segnalo un libro interessante da leggere. Il corpo del capo di Marco Belpoliti, edito da Guanda (pp. 120, 11). Prima di tutto: perché Guanda e non Einaudi, del quale Belpoliti è consulente? Non sarà per l’ argomento, Berlusconi, che di Einaudi è proprietario, e le sue trasformazioni nel tempo e nelle foto, di cui l’ autore si fa acuto, integerrimo, glaciale commentatore? In secondo luogo: il titolo. Perché quella inconsueta, anacronistica, quasi corriva parola, «capo»? Non sarà come quando nel lasciare scompostamente la macchina il parcheggiatore abusivo richiama la nostra attenzione: «Ehi Capo!». Capo, vuole dire Belpoliti, siamo tutti noi. Egli insiste su due punti. «L’ attuale Presidente del Consiglio si fa fotografare come fosse in uno specchio in cui contemplarsi. Noi – i suoi elettori, ma anche i suoi oppositori – siamo la superficie riflettente» in cui egli si guarda. Ma poi: la fotografia «permette di fingere, sedurre e affermare una propria particolare identità. Quella che si vuole trasmettere agli altri. I grandi fotografi hanno sempre cercato di smascherare questa finzione di verità, una finzione in cui Silvio Berlusconi sembra decisamente versato».
Fonte


L’ALTRO CHE

aprile 20, 2009
20 aprile 2009

“L’ALTRO CHE” di Mario La Ferla – Ernesto Che Guevara, mito dei giovani di estrema destra.

“Celebrato come il personaggio più popolare del Novecento. Ernesto Guevara é riuscito ad approdare nel nuovo millennio con tutto il suo fascino, la sua suggestione e il ricchissimo significato politico e sociale. Del guerrigliero argentino è stato detto tutto e scritto tutto e più di tutto: l’infanzia e la giovinezza, la famiglia, i suoi amici, gli studi, le passioni sportive, l’impegno politico e la sua avventura a Cuba, la rivoluzione con i barbudos di Fidel Castro, i suoi viaggi intorno al mondo e la sua ultima missione in Bolivia. Infine della tragica morte e del rimpianto dei suoi ammiratori sparsi in tutto il mondo. Ma davvero é stato detto e scritto tutto su di lui? Esistono zone d’ombra del guerrigliero argentino? Per molti anni la sua vita e la sua morte sono state raccontate soltanto nel tentativo di esaltarne il mito. Ma non é tutto. Anche la passione per il Che nasconde angoli non ancora esplorati. Fatti veri mai detti, neppure accennati. Non era possibile, non era soprattutto ‘conveniente’ indagare, andare oltre i luoghi comuni, oltre le cose già dette e ripetute. Troppe le certezze, troppe le verità esclusive, e troppe anche le tesi scolpite nel granito”. “Questo libro fa luce su una delle zone d’ombra del Che, l’amore dell’estrema destra internazionale per lui, attraverso un’inchiesta giornalistica alla vecchia maniera, scritta soltanto per scoprire la verità, fosse anche molto scomoda. E’ un racconto popolato di personaggi, documentazioni, fatti, film, libri e canzoni, che testimoniano un amore per il Che sbocciato a destra tanti anni fa, ancora prima della sua morte e prima dell’esplosione del ’68”.
“La scoperta dell’esistenza di una passione della destra radicale per il Che é stata occasionale, ma non casuale. Durante la difficile, quasi impossibile ricerca di testimonianze e documenti presso gli archivi di giornali e televisioni, biblioteche e lo sconfinato spazio del web, alla ricerca di spunti e suggerimenti per una inedita interpretazione della vita e della morte di Ernesto Guevara nel giorno della ricorrenza del quarantennale della sua uccisione, il 9 ottobre 2007, ecco apparire una lettera d’amore per il Comandante tanto appassionata quanto imprevedibile scritta da un ideologo di estrema destra, Gabriele Adinolfi, fondatore con altri due amici di Terza Posizione, uno dei movimenti più attivi nel panorama del neofascismo militante”.
“Pubblicata da alcuni siti della destra rivoluzionaria con il titolo: ‘Lotta e Vittoria, Comandante!’, e il sottotitolo ‘Quarant’anni fa veniva ucciso Che Guevara. Perchè da fascista lo onoro’, aveva fatto subito il giro dei blog della galassia nera. Dopo aver ricordato le ‘tante simpatie per il Che tra coloro che la stupida logica degli schemi vedeva come i suoi avversari’, da Jean Thiriart, fondatore di ‘Jeune Europe’ e del Partito nazionale europeo che avrebbe schierato volontari in Palestina, al generale Juan Peron, al Caudillo Francisco Franco fino a Jean Cau autore di sensibilità nazionalsocialista di ‘Une passion pour Che Guevara’, le lettera proseguiva: ‘Potrei quindi onorare Che Guevara sulla base dei miei illustri predecessori e sentirmi per questo molto più fascista dei fascisti che lo denigrarono. Ma non sarebbe sufficiente nè corretto. Non lo voglio onorare solo perchè i migliori fascisti lo onorarono, ma perchè lo merita di per sè… Il Che si batteva per liberare il suo continente dall’occupazione americana, dall’oppressione oligarchica e dalle ingiustizie…’.”
“La scoperta era troppo ghiotta per non prenderla in considerazione. Anche perchè, sembrava evidente, quella lettera non poteva rappresentare una iniziativa isolata, un fatto episodico, un’idea impulsiva.”.
“Questo libro racconta le inattese rivelazioni sul Che amato dalla destra radicale partendo da quattro fatti noti, ma sempre rimossi dalla cronaca e dalla storia. Un mese dopo la morte del Che, due autori del Bagaglino, il cabaret romano ‘spudoratamete di destra’, avevano scritto una ballata in onore del Che. Nel 1968 fu girato il primo film sulla vita e sulla morte di Guevara con soggetto e sceneggiatura di Adriano Bolzoni, reduce di Salò. Il primo marzo del ’68 gli studenti di estrema destra avevano partecipato assieme a quelli dell’ estrema sinistra agli scontri di Valle Giulia, inneggiando tutti insieme a Ernesto Guevara. Dieci anni dopo, a Parigi, veniva pubblicato ‘Une passion pour Che Guevara’ di Jean Cau, ex segretario di Jean-Paul Sartre, convertitosi all’estrema destra. Il Che come il Cristo deposto del Mantegna, esaltato come il ‘sacerdote laico, il gesuita ribelle della religione rivoluzionaria, un altro Cristo’, infiammò i cuori dei giovani neofasciti di tutta Europa”.
“Da allora, con qualche defezione e con alcune resistenze, il Che marxista e leninista, il rivoluzionario più rosso delgli anni Sessanta, vessillo della gioventù contestatrice, idolo e immagine della rivolta dei deboli contro i potenti, è adottato dalla destra estrema, quella che ama definirsi nazionalrivoluzionaria e anche rossa, che ha dichirato guerra agli Stati Uniti ancora prima del Vietnam e proclama a voce alta la sua solidarietà alla Palestina contro Israele, che sta dalla parte dei tibetani, dei Karen ribelli di Birmania, e di tutti i popoli ‘angariati e oppressi'”.
“Alla ricerca dell’inedita passione a destra per il Che, il libro ha scoperto sorprendenti verità. Gli amici del Che, a destra, sono tanti, distribuiti in una miriade di sigle, rivendicazioni, simboli, nostalgie di ogni epoca e di ogni tempo”.
“Un Che Guevara bipartisan non piacerà a tutti. Non sarà accettato soprattutto dagli affezionati alle barriere, da chi non sa fare a meno di steccati e muri ideologici. Questo libro li porrà di fronte a una realtà diversa da quella precostituita. Forse ne prenderanno almeno atto, e sarà già un grandissimo risultato”.

fonte: www.affaritaliani.it


aprile 8, 2009
8 aprile 2009

Le drammatiche notizie di questi giorni ci assorbono in tutto il dolore e solidarietà necessari per ricominciare e nella speranza che sia possibile nel più breve tempo possibile, consideriamo l’occasione un momento di riflessione sugli errori che sono stati commessi. Edifici pubblici che si sbriciolano testimoniano l’avidità umana ma sopratutto le ridondanti promesse suonano fuori luogo di fronte ad uno scenario distruttivo. Ma l’importante è andare al mare per Pasqua poi si vedrà. Come era prevedibile, e in questo momento è giusto che sia così, è passata in secondo piano una notizia ricorrente ma che in fondo non è una notizia, forse solo cronaca. Sono stati arrestati per omicidio volontario aggravato due agenti della polizia ferroviaria di Milano, con la pesante accusa di aver pestato a morte un italiano di sessanta anni, senza fissa dimora. Dopo mesi di indagini depistate in tutti i modi, l’episodio incriminato risale al 6 settembre dello scorso anno, sono scattate le manette dei carabinieri su ordine del giudice per le indagini preliminari Dott.ssa Marina Zelante. D’altronde l’esito della autopsia non ha lascito dubbi, il decesso è avvenuto a seguito di traumi violenti a cui è stato sottoposta la vittima, con efferata violenza. Secondo la ricostruzione del Pubblico Ministero Isidoro Palma, il pestaggio mortale sarebbe avvenuto all’interno del commissariato della stazione centrale, da cui il barbone è uscito soccorso in barella, fino al decesso constatato durante il trasporto in ambulanza verso il più vicino ospedale. Pestaggio avvenuto non in strada a seguito di un intervento di pubblica sicurezza, ma tra le mura di un edificio pubblico, istituzionale. La vittima si chiamava Giuseppe Turrisi, 58 anni, originario di Agrigento ed era ospite del dormitorio di viale Ortles e frequentatore della Stazione Centrale.
I due poliziotti (di cui non sono riuscito ad individuare i nominativi tanta è la cautela nei loro riguardi) sospettati si difendono sostenendo di non aver mai aggredito l’uomo. Versione confutata dall’esito autoptico, ma ammettono solo una breve colluttazione perché lui avrebbe, a loro modo di dire, estratto un taglierino che poi è stato effettivamente sequestrato, ma che alla procura non risulta aver impugnato in quella occasione. In mano agli inquirenti ci sono oltre al referto autoptico che, tra i vari traumi, riporta la milza spappolata dalla costola spezzata, filmati delle telecamere a circuito chiuso della Stazione Centrale che riprendono gli istanti precedenti e successivi all’ingresso del 60enne nel commissariato. Nelle immagini della telecamera puntata sull’ingresso che dà su piazza IV Novembre, si nota il Giuseppe Turrisi mentre parla con alcune persone accanto a delle bottiglie. Nel frattempo si vedono i due poliziotti avvicinarsi e indicare le bottiglie durante una discussione. L’ultima immagine di questa telecamera mostra uno dei due poliziotti fare un segno al senzatetto che si allontana con gli agenti.
Tre minuti dopo il terzetto riappare nei filmati della telecamera orientata sull’ingresso del commissariato all’interno della stazione. Gli agenti sosterranno di essere intervenuti dopo aver ricevuto la segnalazione da parte di alcuni viaggiatori per una discussione animata vicino a piazza IV Novembre (cosa per altro su cui si sta indagando) e di aver poi portato il 60enne nel commissariato perché ubriaco. Le immagini hanno poi ripreso il momento in cui l’uomo esce dal commissariato in barella oramai in fin di vita.
Inoltre nel registro di servizio gli agenti hanno poi scritto di aver chiamato il 118 perché il 60enne, dopo la colluttazione, avrebbe lamentato dei dolori al cuore. A tal proposito l’autopsia rileverà un decesso di natura traumatica, dando il via all’inchiesta che ha portato ora all’emissione della ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario con dolo eventuale aggravato dal ruolo di pubblico ufficiale dei due poliziotti. I due indagati sono già comparsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Ma abbiamo proprio bisogno di una polizia così violenta che cerca di rimanere impunita inquinando le prove?

http://it.reuters.com/article/topNews/i … N220090407
http://notizie.virgilio.it/notizie/top_ … ml?pmk=rss
http://toghe.blogspot.com/2009/04/il-ba … ilano.html


aprile 1, 2009
1 aprile 2009

Ieri è passata una notizia che credo a chiunque non possa aver lasciato indifferente. Almeno su una cosa possiamo concordare, sembrava di essere tornati tutti un po’ più giovani, per l’esattezza diciassette anni di meno. Allora come oggi il mariuolo di Mario Chiesa è finito in manette. Allora come oggi la notizia finisce sui giornali ma non crea un terremoto politico, anzi, si pensa che faccia parte della cronaca locale. Sono cambiate molte cose da allora. Anzi è forse cambiato tutto e molti di noi fanno ancora fatica ad accettarlo. Per chi segue la politica o quanto meno ci prova, si ha come la sensazione che cambino i nomi ma non cambia il metodo, la sostanza della politica. Eppure sono due i protagonisti della storia che in questo caso sono la stessa persona. Il politico e l’imprenditore. Un valzer viennese. In questa splendida storia italiana, lo stesso personaggio che in altre circostanze starebbe ad impoltrirsi sulla vergogna del disonore, oggi fa l’audace imprenditore. Ieri arrestato come politico responsabile della IPAB “Pio Albergo Trivulzio” (http://www.pioalbergotrivulzio.it/home.asp), oggi arrestato come imprenditore di rifiuti. Stiamo parlando del “miracolo italiano” di cui parlava l’allora Governatore Fazio, ricordate?(http://www.affaritaliani.it/cronache/mi … _pg_1.html) Allora come dire che la sostanza non cambia, anche se cambiano i ruoli (come in questo caso), cambiano i volti, ma non cambia il risultato. Molti direbbero dov’è il problema. Mario Chiesa era, dico era perchè non abbiamo elementi per poter dire diversamente, craxiano, quindi socialista. Uno dei tanti, allora, che “surfavano” sull’onda lunga che doveva riunire la grande sinistra (niente di nuovo sotto le stelle) contro il potere doroteo dei democristiani, ma che non facevano politica per gli altri, ma molto semplicemente per sè e per quel sistema che corrode tuttora la vita politica, sociale ed economica di questo paese.
Un socialista in un partito nato dai trascorsi gloriosi e faticosi delle lotte di classe, quando essere socialista voleva dire essere una persona per bene. Ma allora questi socialista ora dove stanno? A sinistra? Non credo proprio perchè se così fosse oggi saremmo al governo. Ma “loro” sono lo stesso al governo, perchè Sacconi, Brunetta, Boniver, Chicchitto dimostrano che essere socialisti, alla loro maniera, non cambia il loro metodo di fare politica. L’importante è scegliere da che parte stare. Per chi come me crede che essere stato il primo partito di sinistra in Italia vuol dire avere una ragione politica inestimabile, considera la scelta dei smemorati una scelta di comodo, dettata da interessi personali. Si giustificano parlando di riformismo possibile solo all’interno del Partito delle Libertà. E’ una bugia. Il riformismo di sinistra che ha permesso la rivoluzione della mobilità sociale, è e rimane solo una conquista della sinistra. Chi poi da umili origini conquista posizioni di potere economico e sociale, e una volta realizzato, lavora per mantenere lo status quo creando i presupposti di sclerotizzazione della società italiana, non può chiamarsi di sinistra per nostalgia di gioventù. Abbiano almeno il pudore o di chiamarsi altrimenti o di cambiare mestiere.

P.S. Ho provato a leggere il blog del nuovo P.S.I. e ho provato tanta tristezza e amarezza. (http://www.partitosocialista.org/tag/go … erlusconi/)
P.S.2 Volete sapere con chi faceva affari Mario Chiesa? Con i socialisti o comunque con la sinistra? Ma per carità, ha trovato l’altra sponda, l’alter ego, insomma quello che faceva lui diciassette anni fa, in una giunta guidata da Forza Italia (http://www.comune.rho.mi.it/Engine/RASe … 431RHO0504). Non avevamo dubbi.


febbraio 26, 2009
26 febbraio 2009

Non finirò mai di provare profonda delusione di fronte ai comportamenti dei cosìdetti “normali” o meglio “normodotati” nei confronti degli handicappati. Senza virgolette perchè è molto preciso il confine di chi non è normale mentre altrettanto non lo è per chi volesse definire chi non è non-normale. Sono convinto che il più delle volte questo atteggiamento è frutto del non essere abituati a stare di fronte, insomma a vedere l’handicap che può essere più o meno grave, più o meno visibile. Ma appunto come dicevo non riuscirò mai ad accettare chi prova scandalo, perchè di questo si tratta, di fronte alla diversità. E se poi parliamo di genitori che non sanno educare i figli, francamente il problema è grave. A maggior ragione in una società che cerca di nascondere piuttosto che spiegare. Questa settimana ho ascoltato di una ragazza ventinovenne, presentatrice di un programma per bambini della BBC “Cbeebies”, una sorta di Bim Bum Bam (lo ricordate con Bonolis e Colò?) d’oltre Manica. Fin qui tutto bene anzi benissimo perchè tra le altre cose è una bellissima donna. Un viso dolcissimo, con una bravura marcata dalla personalità non indifferente oltre che titolata in una delle più prestigiose scuole per attori del Regno Unito. Appunto come dicevo, tutto bene se non fosse per un piccolo, per me, indifferente particolare vista la ragazza. Per la cronaca si chiama Cerrie Burnell ed è nata con un solo braccio. Una malformazione congenita che a lei non ha mai creato problemi tanto è vero che ha avuto una carriera strepitosa fino ad arrivare a condurre un programma su una rete nazionale. Eppure le cose nella realtà non finiscono come nelle favole perchè il lupo cattivo non si redime, anzi. Stiamo parlando della stoltezza e l’ignoranza condita alla ottusità dei genitori dei bambini che guardano quel programma. La BBC ha ricevuto numerose lettere di proteste e lamentele per quella presenza “imbarazzante” in tv. Forse un film un pò spinto avrebbe provocato meno problemi per qualche papà e mamma ma una ragazza, a loro modo di vedere, deforme mai! Troppo difficile da spiegare. Invece di educare i figli a guardare la realtà, i genitori hanno preferito prendersela con la BBC e di conseguenza con la ragazza. La paura che sfocia nella violenza nel non riuscire ad accettare l’altro, il diverso che sia l’handicappato, il frocio o il barbone, non nasce forse dalla mancata educazione dei genitori che abdicano di fronte alle loro responsabilità? E magari poi loro stessi parlano di gioventù degenere? Poveri loro che non sanno cosa sia la bellezza, guardatela è meravigliosa.

http://www.flickr.com/photos/spiralsheep/3308274811/
http://www.bbc.co.uk/cbeebies/presenter … e_tv.shtml
http://worldhaveyoursay.wordpress.com/2 … s-tv-host/


I quattro dell’apocalisse in Sudamerica

febbraio 19, 2009
19 febbraio 2009

I quattro dell’apocalisse -Gelli, Ortolani, Marcinkus, Calvi- si affacciarono per far affari nel continente sudamericano quando questo era in preda ad una crisi disastrosa, con tassi di inflazione del 200%. Ma gli affari che essi trattavano non conoscono crisi, attraverso la P2 erano in contatto con i dittatori militari e civili del continente, notoriamente anche grandi trafficanti di armi e droga.

Obiettivo dei quattro non era solo quello di fare affari, ma di sostenere regimi autoritari ferocemente antimarxisti sui quali puntano sia il presidente degli Usa che il Vaticano, impegnato in una “nobile” battaglia contro la teologia della liberazione. Il 1 gennaio 1980, a Buenos Aires in Argentina, Roberto Calvi inaugurò la nuova sede del Banco Ambrosiano de America del Sud. Nel medesimo palazzo verranno installati gli uffici del generale Massera (P2) e di Videla. Gelli e Ortolani, attraverso i loro rapporti coi gerarchi fascisti fuggiti in Argentina, erano da molti anni in rapporti di amicizia con Peron e con il capo degli squadroni della morte, Lopez Rega; lo stesso Gelli era incaricato d’affari argentino in Italia.

Il generale Massera era un grande trafficante d’armi ed era in contatto con l’ammiraglio Torrisi (P2) in Italia. Grazie alla mediazione di Massera, buona parte dei 6.000 miliardi di armamenti spesi dal generale Videla, dal 1976 in avanti, sono affluiti alle industrie italiane. Ortolani aveva preceduto Calvi in Sudamerica con il proprio Banco financiero di Montevideo in Uruguay, divenuto insufficiente alla bisogna: si rendeva necessaria la rapida espansione dell’Ambrosiano, con le garanzie dello Ior del Vaticano. La prima banca ad installarsi fu la Cisalpina Overseas bank delle Bahamas, trasformata in Banco ambrosiano Overseas, seguita dalla Ultrafin di New York, Il Banco ambrosiano andino a Lima in Perù, l’Ambrosiano representacao y servicios in Brasile, l’Ambrosiano group banco commercial di Managua in Nicaragua, l’Ambrosiano group promotion a Panama. In Cile, l’Ambrosiano partecipava al più grande gruppo finanziario sostenitore di Pinochet, il Banco hipotecario, detto “Pirañas” dagli esuli cileni.

Il Banco ambrosiano ha finanziato, nel 1976, la vendita di 6 fregate da parte del Cnr della Fincantieri alla Marina del Venezuela, di corvette all’Equador, di 4 fregate Lupo al Perù nonché di numerosi elicotteri Agusta, mentre i piduisti installati all’Ufficio italiano cambi e alla Sace concedevano autorizzazioni e crediti. In Guatemala, l’Ambrosiano finanziò il governo di destra del generale Vernon, ex agente Cia, legato al Dipartimento esteri Usa di Alexander Haig, attraverso la società Brisa, fondata per lo sfruttamento delle risorse minerarie del Paese. Nel 1978 il dittatore del Nicaragua, Somoza, era in forte crisi sotto la pressione della rivoluzione sandinista. A partire da quella data il Banco ambrosiano, per mezzo della propria filiale di Managua, trasferì centinaia di milioni di dollari nel Paese.

Da un’altra banca del Sudamerica dell’Ambrosiano, il Banco andino di Lima, sono passate molte delle operazioni di traffico d’armi e di petrolio con Cile, Nicaragua, Argentina, Brasile, Nigeria ed i traffici con la Tradeinvest dell’Eni, fino al finanziamento di 21 milioni di dollari concesso al Partito Socialista Italiano. Esaminando i conti dell’Andino, alla fine del 1981, gli ispettori della Banca d’Italia scoprirono un ‘buco’ da 1.000 miliardi, inizio della fine di Calvi. Nel medesimo periodo, anche il gruppo Rizzoli ebbe una grande espansione editoriale in Sudamerica, mentre il Corriere della Sera in Italia pubblicava le interviste di Roberto Gervaso (P2) a Videla e Somoza e censurava gli articoli sui desaparecidos del corrispondente dall’Argentina. Giova solo ricordare che, proprio in questi giorni, il duo Massera – Videla viene processato in Argentina, accusato di aver organizzato centri di tortura in tutto il Paese e di aver assassinato trentamila oppositori, bambini compresi.

http://italy.indymedia.org/news/2005/01 … omment.php


gennaio 30, 2009
30 gennaio 2009

Si può a vent’anni o poco più cambiare la storia? Si può. Non sarà la storia di tutti noi ma sicuramente Sid Vicious ha cambiato la storia della musica moderna e ancora oggi il segno è evidente.
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino rende omaggio a Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols, in occasione del trentennale della sua morte, avvenuta per overdose a soli 21 anni il 2 febbraio del 1979 a New York.
Trent’anni dopo al Cinema Massimo, il 30 gennaio e il 1 febbraio, verrà riproposto il lungometraggio “Sid e Nancy” realizzato dal regista britannico Alex Cox e presentato al Festival di Cannes nel 1986, una dolente riflessione sulla storia d’amore e di morte tra Sid e la sua compagna Nancy Spungen. Nel cast, oltre ai protagonisti Gary Oldman (allora giovanissima promessa del cinema britannico) e Chloe Webb, compare una giovanissima Courtney Love, futura leader delle Hole e compagna di Kurt Cobain.
Alla proiezione del film viene abbinata la presentazione del volume “Cinema e Rock. Pop culture e film d’autore, immaginario giovanile e “visioni” del mondo (Edizioni UTET Università) di Umberto Mosca.
Il programma è previsto al Cinema Massimo di Torino il 30 gennaio 2009 alle ore 20.30 con l’ingresso di €3.00.
Il libro ripercorre lo stretto filo rosso che lega il cinema alla musica e alla cultura rock e pop di fine anni settanta, fornendo un’accurata ricostruzione di quei momenti storici irripetibili.

Sid e Nancy – Regia di Alex Cox – Usa 1986
Durata: 89

Sid Vicious, giovane bassista dei Sex Pistols, incontra Nancy, una ragazza americana da tempo tossicodipendente, che lo mette in contatto con lo spacciatore Bowery Snax. A causa della droga, il rapporto nato tra Sid e Nancy degenera progressivamente. Sid, indotto dal manager dai Sex Pistols a seguirli in una tournée in America da solo, lascia Nancy a Londra e negli Stati Uniti ottiene un notevole successo. Ma ben presto la band si scioglie a causa delle continue liti, e Sid raggiunge Nancy. Insieme i due trascorrono alcuni giorni felici a Parigi. Tornato in America con Nancy, Sid tenta di disintossicarsi e di proporsi come solista ma entrambi i tentativi falliscono. Sotto l’effetto dall’eroina, Sid viene costretto da Nancy a colpirla con un coltello (Qui le versioni sono molteplici e discordanti). La ragazza muore dissanguata e Sid finisce in carcere. Rilasciato su cauzione, Sid non riesce a dimenticare Nancy e finisce per morire di overdose.


gennaio 18, 2009
18 gennaio 2009

Ho letto il programma di www.casapound.org e devo dire che di questi tempi molte delle proposte sono condivisibili. Il concetto che mi trova assolutamente d’accordo è la necessità di ri-proporre un’idea di nazione che sia frutto di una collettività e non una somma di individui. La concezione e la morale cattolica in questo paese ha già fatto molti danni. Sicuramente il rispetto della libertà religiosa è e deve essere un diritto garantito(questo per tutte le confessioni), ma ciò che preme alla mia coscienza deve essere il volano per la mia condotta e non per la condotta di chiunque.
Un esempio per spiegarmi meglio. Sono fortissimamente contrario all’aborto e sopratutto se usato a scopo contraccettivo. Un’aberrazione di natura. Ma al tempo stesso pretendo che il diritto all’aborto sia garantito a chi non la pensa come me, a maggior ragione se si parla di servizio pubblico. Non stiamo scherzando.
Quindi gli obiettori di coscienza, stipendiati con i soldi della collettività, quando difendono i “loro” diritti anteponendo la loro morale all’obbligo di servizio impresso sulla logica di universalità, forse dimenticano che stanno danneggiando la collettività che li paga per il servizio prestato.
Ma possibile che al momento dell’assunzione e della firma del contratto di lavoro, oltre ai diritti e doveri già sanciti dai vigenti C.C.N.L., non si debba garantire la laicità del proprio operato? Se poi ci sono problemi di morale o di etica, liberissimi di averli, abbiate il coraggio di cambiare mestiere.
Invece no, politici e pezzi di questa società incivile, fanno battaglie per difendere il “nulla”, dimenticando che la loro condotta danneggia tutti indistintamente. E magari a casa, senza farlo sapere troppo in giro, si usa la pillola contro quei dettami di Santa Madre Chiesa che tanto si vuole difendere, vero carissimi?
Ebbene, il discorso si potrebbe estendere all’infinito, quando per esempio allo sportello della banca si chiude un occhio con il sorriso sulle labbra per aprire un conto con soldi frutto di attività illecite, mentre si aprono bene gli occhi e si chiude il conto quando artigiani, dipendenti e piccoli professionisti, commercianti onesti, sono in difficoltà. Come diceva bene qualcuno “diamo l’ombrello quando c’è il sole, lo togliamo quando piove”. Ma qui la morale e l’etica si va a farsi benedire perché ci sono tanti, tanti soldi. Sempre loro, forse non è vero che “pecunia non olet”?
Allora perché farsi forti con i deboli e deboli con i forti?
Perché in fondo chi chiede la pillola abortiva, l’aborto terapeutico o contraccettivo, forse non sono quelle donne e quelle ragazze vittime dell’ignoranza, della povertà e dell’emarginazione? Basterebbe una pillola ma per averla bisogna avere soldi e soprattutto una ricetta che molti medici “obiettori” non rilasciano e molti farmacisti “obiettori” non vendono.
Anche chi è cristiano dovrebbe vergognarsi per questa ipocrisia. Allora forse non sarebbe meglio una collettività che superi l’individuo, rispetto ad un individuo che si ponga “sopra” alla collettività?